Vado a vivere su Marte

Ho sempre pensato che la gente mancasse di senso dell'umorismo.

Io sono una che scherza sempre ma lo fa con cognizione di causa: non sono un'oca che fa IHIHIH e che non è in grado di fare un discorso serio, io uso l'ironia per mascherare timidezza e riservatezza.
Mi spiego: quando parlo con qualcuno che non conosco uso le battute per rompere il ghiaccio, se siamo in gruppo e c'è qualcuno di nuovo prendo in giro bonariamente per iniziare a parlare e non fare scena muta, se invece c'è qualcuno che per farsi gli affari miei mi chiede delle cose a cui non voglio rispondere faccio le battutine per cambiare discorso.

Io dico ironia. Qualcuno lo chiama sarcasmo, qualcuno la chiama acidità.

È una caratteristica che mi piace e cerco nelle altre persone, mi piace che se faccio una battuta le persone mi rispondano a tono, non che mi guardino come un alieno. Prendersi in giro è bello, con gli amici e in coppia, È BELLO.

Ammiro e invidio gli estroversi, che fanno conoscenza facilmente e hanno sempre qualcosa di cui parlare con tutti. Ho sempre odiato la mia timidezza ma allo stesso tempo mi piace questo lato di me: io sono simpatica, io faccio ridere. È una cosa che ho preso da mio papà.
O almeno questo è quello che ho sempre pensato.
Perché ultimamente mi capita sempre di più di incontrare gente che quando parlo mi guarda in modo strano. Ricevo commenti su post che parlano di Barbie e Ken dicendomi che esagero, quando tutto quello che c'è in questo blog è un'esagerazione. Scrivo su twitter che non mi piacciono e non mi fido della gente con gli occhi troppo chiari e ricevo risponde che contengono la parola "antiariana".

Ho sempre pensato che la gente mancasse di senso dell'umorismo, ma se invece fossi io? Perché quando sei in un modo e ottieni la stessa reazione da tutti quelli che ti circondano il dubbio ti deve venire, che sei TU e non LORO il problema.
Magari sono io ad essere sbagliata.
Magari ho trovato la scritta per il tatuaggio che non avrò mai il coraggio di fare: "dicevo per scherzare".

Quando arriva settembre?

È agosto e si vede ovunque.
Da mezzogiorno alle tre per strada non c'è nessuno, il pomeriggio si sentono ovunque le urla dei bambini che si tuffano nelle piscine gonfiabili, nei negozi saldi ovunque e qualcuno ha già messo fuori i primi cappottini, i blog sono pieni di liste per preparare la valigia, richieste di consigli su cosa fare/vedere/mangiare, su twitter chiunque si lamenta degli aeroporti.
Io amo agosto.
Non lo amo perché si va in ferie dal lavoro, non ho ancora avuto l'esperienza di lavorare per un anno intero e dover aspettare le ferie, la mia vita funziona ancora sei mesi alla volta, come se fossi all'università e ragionassi in semestri.
L'anno scorso lavoravo e ho avuto le mie due settimane di ferie ma non sono partita, e l'ho amato comunque il mio agosto.
Partire alle 10 per andare in spiaggia. Morire due ore sotto il sole, fare 15 bagni e 15 docce, mangiare un gelato a pranzo, fare passeggiate e giocare a beach volley. Cenare al chiosco con uno spritz e le pizzette e rimanere fino a quando fa buio. Addormentarsi in macchina al ritorno, che tanto guidano gli altri.
I fine settimana a casa della Marta, accendere la griglia all'una di notte per aspettare quelli che arrivano da Milano, mangiare salsicce alle tre e fare il bagno in piscina alle quattro congelandosi anche la punta dei capelli. Dormire in tre in orizzontale su un divano letto. Andare a comprare le briosche per tutti al mattino e i tranci di pizza per pranzo, fare le parole crociate senza schema in tre e non riuscire comunque a finirle perché il sole ti annebbia i pensieri, mangiare ananas a pezzi e raccontare la propria vita a un napoletano che vive a Milano e hai conosciuto la sera prima, guardare dal lettino i pazzi che fanno bungee jumping, controllare la sera dopo la doccia i segni del costume sulla pelle.
Amo agosto.
Odio questo agosto.
Odio tutti, perché tutti stanno vivendo il mio agosto.


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