Qui almeno, non costa niente

È bello prendere uno stipendio che si chiama stipendio e non rimborso spese. Ti ci puoi comprare le cose con lo stipendio, tipo il giubbino in pelle blu che è bellissimo anche se ha le maniche scomode, gli stivali neri, gli abbonamenti del treno e la benzina e le ricariche, le lenti a contatto e il mascara, le coche cole Haribo e il latte di soia.
E poi sogni tutte le cose che ti potrai comprare in futuro, tipo il divano grigio in stoffa con il coso ad angolo e tanti cuscini in tinta, il tappeto peloso sempre grigio, venti quadri da appendere sulla parete di fronte al divano tutto intorno alla tv. Una libreria dove mettere i libri divisi per colore, magari con la vetrinetta tipo il mobile che aveva la nonna, ma da lasciare sempre aperta.
E poi la cucina con le piastrelle piccoline a tema, tutti i mestoli e attrezzi appesi fuori e il coso per far asciugare i piatti accanto al lavandino, perché quello sopra dentro al mobile non mi piace. Le tovagliette all'americana perché poi tanto non hai voglia di apparecchiare normale per mangiare da sola e un sacco di tazze giganti per bere il the e alzatine per i muffin e scatole in latta per i biscotti e il porta salviettine da tavola calda americana di Maison du Monde. E la dispensa con le mensole aperte come quella azzurra nell'appartamento di Monica e Rachel dove c'erano sempre in primo piano la pasta Barilla e le Pringles.
E poi la domenica pomeriggio mettere su una commedia romantica e intanto preparare la crema di carote e di zucchine e di zucca e di piselli da congelare per le cene della settimana, e un'infornata di biscotti da mettere nel cassetto a lavoro per gli attacchi di fame.
E poi invitare tutto il mondo a vedere 500 days of Summer e poi provare insieme a fare il sushi e fare shopping on line e poi...

La notte è oscura e piena di UFFA

L'ho iniziato.
L'ultimo libro del Trono di spade. E sono già triste.

Quando inizi una storia fatta da 12 o 13 libri - non lo so, ho perso il conto - non ci pensi che prima o poi finirà.
Lo sai, nessun libro è infinito, però è una cosa talmente lontana che ti pare non esistere. Invece poi è un attimo, i mesi passano e senza accorgertene hai fatto fuori un libro dopo l'altro e le ultima 400 pagine ti sembrano niente.

Ho rallentato un po', sto anche pensando di lasciarlo lì e riprenderlo quando Giorgio farà uscire il prossimo, se solo non avessi visto vari commenti sconvolti "oooh non sai cosa succede nell'ultimo libro" e se non fossi curiosa come un bambino di 4 anni. Peccato che no, non ce la posso fare.

Tyrion, Jon, arrivo.

Se questo è un cambiamento

Penso e rimugino e vorrei cambiare colore di capelli, sto pensando di farmi rossa, ma rossa scura scura quasi viola. Una cosa che capisco solo io, cioè una cosa che aiuto-paura, anche considerato che non mai mai mai fatto niente al colore dei miei capelli.

Mia madre, quando le ho chiesto come faccio a farmi rossa, ha risposto nell'ordine:
- Ma cosa vuoi farti rossa.
- Non sai che i colori scuri invecchiano.
- Cosa ti fai rossa che sei quasi bionda.
- Piuttosto fatti i colpi di sole.
Porina, stamattina deve aver sniffato il Pronto anti-polvere.

Alla fine non farò niente, perché con i miei capelli ho un rapporto tutto particolare fatto sostanzialmente di TERRORE PURO E DURO, e non troverò mai il coraggio nemmeno di provare un riflessante.

Nel frattempo cerco di cambiare il template del blog che è più facile e meno radicale, e soprattutto ho salvato il template di prima quindi se capisco di aver fatto una cavolata sto un attimo a rimetterlo.
Che io sia totalmente incapace è un dettaglio, e infatti ci vado dietro da due ore e boh, in pratica è uguale a prima.

Ma che fatica fare spinning

È una faticaccia andare in palestra.
Arrivi in spogliatoio che ti devi cambiare e inizia la lotta per trovare un posto dove appoggiare la borsa, fare a gara con quelle del corso di Zumba sembra facile ma non lo è, quelle ballano e sono sorridenti e esaltate, e non è che puoi semplicemente tirar loro la bici in testa.

Poi te ne vai a morire nella saletta di spinning, dove già spostare una bici da 100 kg è complicato. E iniziano i 45 minuti di sudore morte e musica tamarrissima: corri veloce veloce, aumenta, chiudi, scatto, su il culo, giù il culo, scatto con su il culo, recupera ma sempre pedalando. E poi giusto quei 150-200 addominali tutti di seguito perché sennò non è un allenamento completo.
Però il maestro Diego c'ha due braccia che quando pedala tutto in tensione e lucido di sudore ciao proprio. Altro che correre a testa bassa.

Te ne torni in spogliatoio che pensi che il peggio sia passato e invece no, per niente.
E togli la maglia ma tira in dentro la pancia, e togli i pantaloni ma da seduta che poi ti guardano e hai il culo grosso. "E saro depilata bene? Oddio che mutande ho messo stamattina spero di non avere quelle della nonna da ciclo". Metti l'accappatoio e vai dalle docce facendo uno scatto per arrivare alla doccia più vicina agli attaccapanni. Togli mutande e reggiseno sotto la doccia e allunghi il braccio fuori dalla tendina per metterli in tasca dell'accappatoio, il tutto cercando di toccare il meno possibile della tenda perché brrr che schifo. Poi ti lavi, che dovrebbe essere il momento rilassante, ma devi stare attenta a non bagnarti i capelli che li laverai dopo a casa che sennò per asciugarli devi far chiudere la palestra alle 11, e non fare movimenti strani che le docce sono un po' trasparenti e ti si vede, e aspetta che le altre finiscano per uscire per ultima e non farti vedere.
Asciugarsi poi, fosse facile, un modo elegante non esiste. Praticamente ti strofini le braccia e la pancia e aspetti 10 minuti che l'acqua evapori da sé.
Arriva finalmente il momento di mettere le mutande [QUANDO NON TE LE SEI DIMENTICATA A CASA] ed è allora che comprendi l'utilità dello stretching-pilates che Diego ti fa fare alla fine delle lezioni: infilarsi le mutande con l'accappatoio addosso. Tira su un po' da una parte, tira su un po' dall'altra, il tutto reso complicato dalla pelle umida. In pratica messe le mutande sei talmente sudata che serve un'altra doccia. E manca ancora il reggiseno che però è tutta una questione di rapidità: girati verso il muro-togli l'accappatoio-metti il reggiseno.
Il più a questo punto è fatto. Restano delle piccole questioni logistiche come asciugarsi i piedi per mettere i calzini senza finire con il culo per terra, ma dopo tutta sta fatica sono dettagli.

Ecco. Questo è solo uno dei tanti motivi per cui a volte preferirei essere un uomo, che tanto lo so che loro girano tranquilli per lo spogliatoio facendo l'elicottero.
Oppure vorrei essere capelli-gialli ex capelli-viola, che non ha problemi a spogliarsi completamente e anzi, ama intrattenere conversazioni con le altre ragazze mentre si spalma ovunque di olio Nivea mostrando le varie pettinature stagionali della sua patatina.

Chissà cosa c'è stasera per cena

Sono in treno ed è stracolmo, la gente si ferma in piedi vicino alle porte e vaglielo a spiegare che se si fermano là gli altri non salgono. I soliti intelligenti ed educati occupano un posto con la borsa o addirittura due con la valigia, ma non meritano le mie parole, per loro solo un'occhiata lunga giusto poco più del normale, giusto per fargli spostare la borsa ma non per me, io passo avanti.
Mi sento sempre una scema con gli occhiali da sole quando fa freddo, anche se c'è il sole e ce li hanno tutti.
C'è quel ragazzo carino più indietro, la versione bella di Adam Levine che però si mette le felpe e i jeans risvoltati come avesse 16 anni e non 30.
Forse domani metto la gonna, se le calze riescono a nascondermi la pancetta di questi giorni, se non ho rotto tutte le calze dell'inverno scorso, se gli stivali nuovi vanno bene con il nero, se non fa troppo freddo con il trench.
Vado a casa e mi devo lavare i capelli e devo ricordarmi di non usare la spazzola così mi escono mossi e carini, ma non so se sono ispirata a farmi la maschera.
Poi una puntata di Dexter e a letto, oppure vado avanti con il Trono di spade, che ommioddio cos' ho letto stamattina.
Chissà cosa c'è stasera per cena.

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